Metodo tradizionale o ancestrale, d’ispirazione mediterranea o atlantica… quasi tutte le opzioni hanno una versione estiva. Il vino perfetto per la spiaggia è uno spumante giovane, fruttato, spensierato e senza troppe complicazioni. Quelli che meglio rispondono a questa descrizione sono gli spumanti ancestrali o pét-nats, abbreviazione del termine francese pétillant naturel (spumante naturale). È un’etichetta che si sta affermando in tutto il mondo e che compare sempre più spesso anche sulle bottiglie italiane.
Vini Ancestrali: Bollicine Selvagge tra Tradizione e Libertà
Il metodo ancestrale è l’antico modo di imprigionare le bollicine nel vino. Non c’è alcun segreto, se non quello di imbottigliare il vino prima che la fermentazione sia completata, così da trattenere l’anidride carbonica (CO₂) che si sprigiona durante il processo.
Il movimento dei vini naturali ha riportato in vita questa tecnica, che lascia poco spazio all’intervento del produttore. Una volta imbottigliato, il vino segue il corso naturale dei lieviti. L’aspetto cruciale è scegliere il momento giusto, tanto che alcuni produttori scherzano dicendo che, per fare un buon vino ancestrale, bisogna dormire in cantina. Il risultato, nella maggior parte dei casi, è un vino secco, ma possono rimanere residui zuccherini se i lieviti non hanno terminato il loro lavoro.
A differenza delle denominazioni di origine degli spumanti classici, legate a climi, terreni e vitigni specifici, il mondo degli ancestrali è molto più libero. Qualsiasi zona e qualsiasi uva (moscato, glera, grechetto, vermentino, malvasia, trebbiano, sangiovese…) possono essere adatti. Questo aspetto amplifica la diversità delle proposte e delle origini disponibili sul mercato.
L’immediatezza è un altro tratto distintivo della maggior parte dei pét-nats. Sebbene il metodo possa dare vita anche a spumanti più strutturati, la norma prevede fermentazioni brevi di pochi mesi e chiusure con tappo a corona anziché in sughero, che invitano a stappare la bottiglia con facilità. Lo stile, del resto, ha ormai superato i confini del vino naturale per entrare nelle gamme di produttori che cercano un prodotto facile e rinfrescante. Sono vini da bere senza troppi pensieri, perfetti per fare amicizia e regalare un sorriso.
Accanto a loro, il mondo degli spumanti metodo classico, con seconda fermentazione in bottiglia – come il Franciacorta e il Trento DOC – può sembrare più serio, ma non manca di risorse per brillare in estate. Quando l’obiettivo è la freschezza, funzionano meglio gli spumanti con un affinamento medio, che ammorbidiscono le bollicine e aggiungono una leggera complessità tostata, senza bisogno di ricercare stili più cremosi e opulenti. D’altronde, i momenti di consumo in vacanza ruotano attorno agli aperitivi, ai pasti leggeri o semplicemente al piacere di condividere un calice di bollicine al tramonto.
Ciò che meglio si sposa con il caldo estivo sono le versioni più secche (brut nature o zero dosage), che offrono sensazioni vivaci e rinfrescanti, ma anche gli stili più tesi, come lo Champagne blanc de blancs, prodotto esclusivamente con uve bianche – solitamente Chardonnay – dal profilo elegante e raffinato. Anche i rosé meno strutturati sono un’ottima scelta per aggiungere un tocco di colore alle vacanze.
Le strade della freschezza sono molteplici. La più ovvia è quella che porta verso le latitudini settentrionali e i climi freschi, dove l’acidità è garantita. Qui entra in gioco lo Champagne, e persino l’Inghilterra, che grazie al cambiamento climatico produce bollicine di grande carattere, alcune delle quali arrivano anche in Italia. Oppure, senza allontanarsi troppo, gli spumanti delle zone alpine, come quelli del Trentino, con profili vivacemente minerali.
Nelle regioni meridionali o dal clima mediterraneo, che rappresentano gran parte della produzione spumantistica italiana, si gioca molto sulla personalità dei vitigni e dei terreni per creare vini che stimolino il palato e regalino freschezza anche con acidità più contenute. L’Oltrepò Pavese si trova in una posizione intermedia, mentre zone come la Sicilia, pur con un’influenza mediterranea, hanno terreni vulcanici che donano mineralità uniche… anche se distano ben più di mille chilometri dalle fredde colline dello Champagne.